“Ci siamo….Natalie Hennedige…….Temple, dal 27 al 29 giugno all’Albergo dei poveri”. Luca Scarlini, questa mattina, ha travolto il pubblico della Fondazione Premio Napoli con il suo incedere frenetico in questa conversazione a due che lo ha visto nel doppio ruolo di interlocutore e traduttore.
Temple è il primo spettacolo che giunge da Singapore e di Singapore e della sua storia teatrale degli ultimi 20 anni si parla con Natalie Hennedige, del tentativo, negli anni ’80 – ’90, di cercare nel discorso politico sociale l’identità e la voce della città e, al contrario, della sperimentazione tout court della sua generazione, intrisa di multimedia e interazione tra i linguaggi.
“Ho lavorato per 4 anni in una delle compagnie anglofone più importanti di Singapore. Poi mi sono tuffata in questo specchio d’acqua per vedere se riuscivo ad arrivare dall’altra parte”. Ed è arrivata fin qui, Natalie Hennedige, con uno degli ultimi dei sette lavori teatrali realizzati con la compagnia che dirige da poco più di due anni, la Cake Theatre, in cui all’audace lavoro di ricerca sottende uno sguardo costante alla tradizione.
Il risultato è un’esperienza surreale e assoluta, che ha luogo in uno spazio interamente disegnato in cui la fusione degli stili consente l’emergere di una pluralità di significati. “voglio che ognuno legga il mio lavoro per quello che ci vede, che ad ognuno vengano proposte diverse prospettive”.
Così in Temple.
Sette personaggi, sette sopravvissuti all’apocalisse, alla ricerca di un balsamo che possa lenire le loro vite frantumate.
Una palestra come luogo di quiete in cui ricostituirsi in comunità autosufficiente.
Un Tempio dove è possibile purificarsi, salvo poi ritrovarsi esposti alla corruzione del mondo esterno. Un universo mitologico in cui è ancora una volta possibile assistere alla metamorfosi del corpo come metafora della corruzione dell’anima.
Qualche minuto prima delle 12,00 una donna esile, di nero vestita, come nero è il cappello a falda larga che indossa con disinvoltura, si siede tra il pubblico che, dopo la consueta pausa caffè, attende gli ospiti dell’ultimo incontro della giornata.
Arriva così Patrizia Valduga, una dei quattro poeti cui Gabriele Frasca ha commissionato una neo – predica, su modello della predica gesuitica seicentesca, per l’Assedio delle ceneri che, per Giancarlo Alfano, “trama una linea di continuità tra gli eventi del festival, dal primo all’ultimo giorno”.
Sarà lui, infatti, a condurre questo incontro con la Valduga, a conversare con lei dell’Asilo infantile del vecchio occidente, presentata ieri e ancora domani alla Certosa di San Martino e che verrà riproposta in onda radiofonica su RadioTre , venerdì 7 luglio.
“L’infantilismo è la malattia di cui soffre la contemporanea civiltà occidentale, egoista e narcisista, tutta incentrata su di sé. Non si accorge di ciò che sente e soffre l’altro e in questo è esclusa ogni possibilità di socialità”
Gli uomini umani sono in estinzione.
Dobbiamo amarli come li facciamo,
resuscitarli con la devozione…
oppure farli come li vogliamo
E’ necessario un codice morale per diventare adulti e conquistare, quale dono della maturità, amore, arte e passione politica.
E se l’amore ci consente di accettare l’altro così com’è , di amarlo perché semplicemente ci ama, la politica ci anima del desiderio di giustizia in un mondo in cui ancora viene negato l’inalienabile diritto alla vita.
All’arte, invece, il compito di ristabilire una scala di valori, attraverso la comunione dei vivi e dei morti, così cara a Ramboni “Così c’è chi ignora e chi invece ha nel cuore la comunione dei vivi e dei morti”.
L’artista dunque, il poeta, come rappresentazione dell’età adulta. In questo senso la produzione poetica diviene il segno e il frutto della lotta del poeta contro il proprio narcisismo. “Il grande poeta dice guardate cosa c’è fuori e non guardate cosa ho dentro”
Ed è il grande poeta Adonis, seduto tra il pubblico, che chiede alla Valduga di poter ascoltare qualche suo ultimo verso. E per lei non è facile nascondere l’emozione…..
Vuota il tuo sacco
Su, parla poetessa
Indossa il suo cappello a falda larga e va incontro all’abbraccio di Adonis, tra gli applausi.
Alessandra Forni
26.6.08
TEMPLE | ASILO INFANTILE DEL VECCHIO OCCIDENTE
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